Tu che conosci il mare

Racconto di Adamo Bencivenga

Tu che conosci il mare portami dove l’onda, si rivolta e fa la cresta, si consuma e fa l’amore, col cielo che la sfiora, la tocca e poi si fonde, in un unico colore d’azzurro che traspare, in un’unica ragione che ragione non ammette per lasciarsi conquistare e rapire dal suo letto, per lasciarsi abbagliare dal faro che ti guida.
Perché tu conosci il mare e conosci le sue stelle e punti la tua prua per risalire la corrente, e punti il tuo ardore d’esplorare lidi ed anse, perché tu conosci il mare, dove l’amore fa le pieghe, di pelle che si schiude come porti sempre aperti e le riempi di parole che s’accalcano compresse e danzano stipate nell’imbocco che gorgoglia, come sciami e come barche in coda al mio approdo.

Tu che conosci il mare e sai dove inabissare, le carezze come spume tra le curve che ti dono, tra i disegni arabeschi che umidi e più fitti, colano a sorsi, raggomitolati nei recessi, nelle forme ora vive, nelle darsene rimaste, per anni ad aspettare, nelle sere ad ascoltare, il suono dell’attesa che cala sopra il molo, il tonfo della nebbia sopra al mio davanzale.
Tu che conosci il mare apprezzami per l’acqua, che ad anelli si dirada tra ninfee fluttuanti, perché tu sei il sasso ed io la risacca, che rigurgito sospinta dal risucchio e dalla brezza, tra le labbra in risalita che lasciano la scia, come lumache sopra i muri e sopra la corteccia, la stessa che traballa ad ogni colpo che mi rende, foce d’ogni fiume, delta del tuo amore.

Tu che conosci il mare e i lampi di passione, quelli che di notte rischiarano la seta, quelli che di giorno precedono i tuoni, preludio alla tempesta tra gemiti e sussurri, che inarrestabile travolge e cavalca la mia onda, perché io sono l’ormeggio dove attracchi la tua barca, sono porto che t’accoglie, t’aspetta e si ridesta, e divento la tua vela che amoreggia ad ogni alba, per essere sirena che t’ammalia in mezzo al mare.
Perché tu conosci il mare e sai come navigare, orientarti con la luna e a volte con il vento, perché stanotte tira forte e gonfia la mia vela, e gonfia le mie labbra d’odori e di spezie, d’anonimi sudori, di amori a prima vista, di gente d’altri posti, di suoni forestieri, di rutti e marinai, di battelli clandestini.

Ti prego non tardare, la rotta è quella giusta, affoga il tuo istinto nei fondali dell’abisso, come se io fossi mare e a te è dolce naufragare, annegati fin dove trovi quel relitto, di ori e di coralli, di stive d’altri tempi, di damaschi e di broccati, d’essenze orientali, perché tu conosci il mare e sai dove approdare, perché tu sei il timone ed io la tua scia, e stanotte sarà bel tempo, sicura che non piove.

Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale


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