Cronaca di poveri amanti

Racconto di Adamo Bencivenga

Immagina una cittadina di mare d’autunno, case e villette tra palme ed ulivi, il cielo grigio che minaccia, la salsedine che divora muri e recinti in ferro, il rumore del mare e il vento forte. Le finestre sono quasi tutte chiuse, qua e là qualche luce accesa, è pomeriggio inoltrato, quasi sera, una striscia di cielo gialla e rossa si affoga distante nel mare imbrunito. La zona è l’Addaura, un meraviglioso posto di cale e calette che s’inseguono lungo la roccia scoscesa, lungo i tornanti e curve ed arbusti, e palme nane e fichi d’india e capperi e timo, qualche peschereccio ritorna dal mare, qualche pescatore di ricci e telline, qualche barca adagiata sulla riva a dormire.

Sul lungomare passeggia una coppia, lei è ha un soprabito giallo ocra leggero, un cappello di paglia dello stesso colore, porta un rossetto rosso ciliegia, una gonna stretta sopra il ginocchio, i suoi capelli sono seta, la pelle del viso un germoglio di lino. Lui è in giacca chiara gessata, ha il bavero alzato e un concetto di donna, accanto che ammira, a fianco che adora. Camminano stretti, senti il rumore dei tacchi? Sembra una musica che rincorre le note, sembra un Bolero che suggestivamente si gonfia, in un armonico soffio di fiati e violini, e sono scale ed accordi, che s’inseguono e vanno, in quell’alcova segreta distante da tutti, in quel Paradiso a portata di mano, che poi è una casa vecchia di mare, due limoni in giardino e una villa a due piani.

Ecco, camminano stretti, a volte si fermano, altre si baciano, con le mani intrecciate, legati nel cuore, come se al mondo non esistesse nessuno, come se in quel posto ci fosse solo vento e mare, ed odore di pesce e sale e limone, e nessun’altra anima viva… ma non è così, perché qualcuno osserva, da lontano con gli occhi, da vicino col cuore, dall’unico bar aperto in autunno, dallo specchio che riflette la strada, dalla vetrina che sfuma quell’ombra, di un uomo in piedi che pensa, che fissa il bicchiere, come un quadro di Hopper, come un’anima sola.

La coppia cammina, ma non vede quell’uomo, forse è meglio così o forse no, se lo avesse visto, sarebbe cambiato il loro destino, sarebbe diventata una storia banale, di due amanti in fuga e un marito geloso, ma lei non ci pensa, è rapita dagli occhi dell’amante, sente il calore del corpo voglioso, della mano impaziente che stringe il suo fianco, trasmette emozione, desiderio e premura, la coda dell’attesa che dura da giorni, la fretta di scoprire il proprio mistero, l’intimo tra le gambe, il segreto tra le labbra, gli slip nuovi di pizzo e il reggiseno in tinta. Eccola, la vedi? Lei è concentrata sul suo cappello, che tiene con la mano sinistra, che ferma con le unghie laccate di nero, per via del vento che tira e la fa bella, e le sposta i capelli, il soprabito chiaro, come una coda di gatta in amore, come uno strascico di merletto da sposa.

Lei ha quarant’anni compiuti ad agosto, lui poco meno, ma è bello, moro, i suoi muscoli sono ferro, le sue braccia vigore, e lei una piuma che danza che vola e si lascia soffiare. Ecco vedi quell’ombra? Un’unica ombra sullo sfondo di mare, si tengono stretti, ad ogni passo lui la bacia, ad ogni passo lei lo ammira, col naso all’insù lo guarda, col respiro lo tocca, è disponibile e caldo, quanto un uomo prima del sesso, quanto una donna dopo l’amore. Lui ha gli occhi d’amante, lei da donna impegnata, in effetti è sposata, con l’uomo che pensa, appoggiato al bancone, con l’uomo che fissa nel bar il bicchiere e alle volte ci parla, altre lo ascolta.

Eccolo, ora ascolta i pensieri dell’uomo nel bar, sono frasi ferite, strozzate, che sanguinano rabbia, e sono insulti sottovoce, e sono affanni urlati, frasi d’amore, d’odio e rancore. Sta leggendo le etichette delle bottiglie, le sta contando a due a due, spesso si ferma, altre continua, dà le spalle alla vetrina, non vede la strada, perché a lui non serve vedere, sa chi passerà tra qualche secondo, perché lui è un uomo tradito, perché lui è solo su quello sgabello, e fuori c’è una donna che cammina e l’altro il suo amante, che la fa felice e la fa godere, e la fa volare e la fa femmina, più di quanto lui stesso abbia fatto negli anni.

La coppia cammina e non vede quell’uomo, forse è meglio così o forse no, se lo avessero visto, se non fossero passati davanti quel bar, se non avessero deciso di fare l’amore, proprio oggi, proprio in quella casa, la casa del mare di lei e di lui, l’uomo sullo sgabello nel quadro di Hopper. Belli e incoscienti si scambiano amore, hanno lasciato la BMW rossa di lui a due isolati distanti, in una strada privata per non dare nell’occhio, perché sanno e temono che il destino possa essere avverso, o quanto meno si distragga proprio oggi che sarà la prima volta, proprio stasera che faranno l’amore.

Ora attraversano la strada davanti a quel bar, non ci sono macchine, solo asfalto e strisce pedonali, solo un cane che corre a tre zampe, l’oscurità ora incombe e loro sono a due passi dall’alcova. Si fermano davanti al portone, celeste scrostato dal sale, lei rovista nella borsa in cerca delle chiavi, lui fuma una sigaretta americana. Dà boccate di fumo contro il vento, si vede che non è tranquillo, un po’ di ansia corre nelle vene, si guarda intorno e guarda l’orologio d’oro, regalo di sua moglie per il suo ultimo compleanno, ecco proprio a lei ha detto che avrebbe fatto tardi, ma poi non troppo, sarebbe comunque tornato per cena.
Lei cerca ancora le chiavi, Dio come è bella, ha messo i cerchi d’oro e un decolté profondo, ha previsto tutto, i figli dai nonni e la cena già pronta, ma ora le sue mani tremano, poggia la borsa sul ginocchio, sbuffa e guarda dentro, anche lei ha messo una scusa, per un impegno improvviso di lavoro, anche lei qualche ora più tardi.

Cerca ancora le chiavi, forse è solo emozione, o forse quelle chiavi non ci sono, qualcuno le ha tolte, magari proprio l’uomo seduto in quel bar, che ora non è più seduto, che ora sorride alla cassiera, che ora paga il suo dito d’anisette, che ora sta uscendo. Eccolo lo vedi? Si mette il cappello di panno fuori stagione, indossa i guanti neri di pelle, si alza il bavero dell’impermeabile, ha lo sguardo torvo, come un giustiziere dentro un noir, come uno zingaro che segue la preda, e cammina e si volta con fare sospetto, quasi di fretta, quasi seguendo il destino.

Ecco torniamo dai due amanti, sono sempre lì davanti al portone, lui cerca di calmarla, lei ha entrambi le mani nella borsa, è nervosa, ecco immagina che sia la prima volta, immagina che si conoscano da tanto tempo, ma solo da una settimana si frequentano, e solo da due giorni si sono confessati la reciproca attrazione, quella irragionevole, quella da sempre, a Natale, a Pasqua e nelle cene di compleanno. Eh sì, perché lui è il fratello del marito, ovvero il cognato di lei, praticamente tra poco l’amante, se solo spuntassero quelle benedette chiavi, se solo salissero quelle scale, che portano dritte nell’unica stanza al piano di sopra.

Lei ha paura, timore che qualcuno possa vederla, possa riconoscerla, ma non pensa a suo marito, o meglio sì ci pensa, e sa che adesso è da tutt’altra parte della città. Invece lui è lì, lo vedi? Sta attraversando la strada, lo stesso lungomare, le stesse strisce pedonali, nella tasca stringe una calibro 38, alle volte l’accarezza come per dirle di fare la brava, di non tradirlo come sua moglie, perché è il suo riscatto, la rinascita e l’orgoglio, perché sa di delitto d’onore, pochi mesi e tante attenuanti, proprio lì sulla strada, davanti al portone, una pozza di sangue, tra sporcizia ed incuria, come fossero avanzi, scorie e rifiuti.

Ecco lo vedi? Ora rallenta e vede da lontano gli amanti, lei che cerca le chiavi, ma a noi piace pensare che lui non raggiunga mai la coppia, che un’auto ad alta velocità sbandi e raddrizzi il destino e che i due trovino finalmente la chiave e salgano le scale. E sarebbero abbracci e sarebbero baci, è lei che si spoglia, è lui che la invoglia, nella stanza da letto, sotto il soffitto viola, nel soggiorno e in cucina, di quella casa di mare che sa di chiuso e di sale, di creme abbronzanti, di gomma di materassini, di persiane serrate, di ladri in agguato, e ora sa di nettare di donna, persa e vogliosa, di moglie e madre, del fiore che dona come se fosse l’ultima volta, e sa di uomo perso, tra le braccia del suo desiderio, che sta tradendo moglie e fratello, proprio ora in questo momento, immagina lei quando entra nella camera, immagina il giovane amante, le mani di lui, il seno di lei.

Hanno poco tempo, troppo poco per l’ardore di lui, per l’astinenza di cuore di lei. Lui non la spoglia, alza quella gonna stretta, mentre le bacia il collo e veemente le cinge i fianchi, segue le curve, la forma e il piacere. La mano ora è tra le gambe, le scosta le mutandine, quelle nuove di pizzo. Ecco, immagina quelle cosce accoglienti, immagina quei fiocchetti, la grazia e la devozione, immagina l’abbandono, quando reclina il viso e dona il suo presente, ovunque lui voglia stare, ovunque ora quel corpo maschio, affonda e si ritrae, nel circolo vizioso che l’amore possa fare, e si amano di santa ragione, e lui la prende e lei lo pretende, ed urla e s’immola invasata d’amore. E lei gli dice parole d’amore, forse un “ti amo” sicuramente un tesoro, e lui le dice altro, tipo gatta in calore, che lei sa distinguere e capire, e sa vedere in quelle frasi l’anima di parole, la passione irruente, il gioco della trasgressione, e lo lascia fare, lo lascia dire, finché da lontano avverte quel fragore, che a breve esplode straripando di piacere, inondando le gambe, lo slip e le parole.

Ecco non dura più di un attimo, la stessa durata di un sogno, di un auto che sbanda e compie il suo destino. Ora lei si riveste, è pronta, lo bacia, lo ama, gli dice grazie, grazie di cosa non è dato sapere, come se lei non gli avesse donato quel fiore, infatti lui non capisce e lei si rimette il cappello, un tocco di rossetto, ricompone i suoi capelli. Per ultimo rimette in ordine le calze e lo slip di seta e merletto. La vedi? Sta coprendo la sua indecenza, la sua vergogna, la prova e la condanna del suo tradimento, come un assassino che lava le tracce, come un cane che copre i bisogni. Ora è in corridoio, la vedi? L’andatura è diversa. Non è poi così difficile distinguere una donna che sta andando dall’amante da quella che appagata tra poco torna a casa. Ecco scendono le scale, abbracciati, stretti, si promettono amore, quello vero, per sempre.

Purtroppo non è così, questo è ciò che avremmo voluto che succedesse, in realtà quell’auto in strada ha sì sbandato, ma ha solo sfiorato quell’uomo, solo un contrattempo, solo pochi minuti, sufficienti agli amanti per allontanarsi in cerca di luce senza essere visti.
Per questo non si sono incrociati! Per questo l’uomo non vede la coppia, ma non si perde d’animo, sa che il destino è a suo favore. Lo vedi? Lui sì che trova subito le chiavi, e con calma ora sta salendo le scale, la tasca è sempre gonfia di morte. Freddamente si guarda intorno, la casa è deserta, sa d’odore di chiuso e canotti, sa di tante giornate di mare, sa di risa di bambini e moglie ancora fedele! Guardalo, non perderlo di vista, sale le scale, va in camera da letto, si siede sulla poltrona e seduto nella penombra aspetta… Aspetta la moglie, suo fratello, come un cinese aspetta, paziente e sicuro che non c’è altro posto più sicuro per consumare un tradimento.

Intanto gli amanti sono entrati nel bar, ora anche lui è in preda all’ansia, ordina due anisette tra lo sguardo sorpreso della cassiera, mai capitate tre anisette nel giro di qualche minuto! Lei intanto svuota la borsa sul bancone, accendino, sigarette e trucchi, e finalmente trova la chiave. Dio come è felice! La vedi? Abbraccia il suo amante, con un salto gli sale sui fianchi, sembra voglia scalarlo come un alpinista sulla vetta più alta. Si baciano, si stringono davanti allo stupore della cassiera, la quale non sa e non può sapere cosa passi tra loro, l’anisette e il cliente di prima. Tutto d’un fiato bevono ed escono dal bar, guarda l’incoscienza, guarda l’andatura, quasi di corsa per raggiungere prima il traguardo, per guadagnare tempo e concederlo all’amore. La bella casa deserta a due piani è ormai una realtà, il loro paradiso, il loro inferno! Ecco aprono la porta. Ecco salgono le scale… Hanno ancora tempo, quasi un’ora ed un’ora per due amanti è un’infinità, diecimila baci, ventimila carezze, trentamila frasi d’amore, quarantamila promesse e soli tre colpi di pistola nel buio…. e qui finisce la poesia ed inizia la cronaca, la cronaca di due poveri amanti.

FINE

Lei, lui, e l’amante di lei, fratello del marito
Palermo, uccide il fratello, amante della moglie

Il teatro della tragedia una casa sul lungomare dell’Addaura, una zona balneare di Palermo. Una donna di anni 40 C.F si è recata nella sua villa di mare a due piani insieme al cognato di anni 38 P.C., per trascorrere qualche ora di intimità.
Il tempo di girare la chiave del nido d’amore e proiettarsi verso la camera da letto. Poi l’incredibile scoperta. Varcata la soglia, certa di trovarsi in un posto sicuro, si è trovata davanti suo marito G.R. di anni 51, fratello dell’amante. Un incredibile intreccio che ha scatenato l’inferno. Urla di rabbia, offese, lacrime. Da quella casa è volato di tutto. Dagli insulti ai piatti, fino al tragico epilogo. I residenti della zona, allarmati da tre distinti colpi di pistola, hanno chiamato le forze dell’ordine.
Una pattuglia dei carabinieri del reparto di Mondello, recatesi sul posto, non hanno potuto fare altro che accertare il decesso di P.C. amante e cognato della donna.
Il corpo riverso sul letto matrimoniale era immerso in una pozza di sangue, i colpi di pistola lo hanno raggiunto alla testa e all’addome. La donna è stata trovata in stato confusionale rinchiusa a chiave nel bagno. L’uomo, reo confesso, è stato immediatamente arrestato, la donna invece, trattenuta in questura per accertamenti, è stata rilasciata nel corso della notte.

Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale


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